Il documento ufficiale che accerta il sorgere di un primo “nucleo balneare” a ponente della Fossa dei mulini, vero e proprio atto di battesimo di Viserbella, è un trafiletto di cronaca giornalistica apparso su “Il Nautilo” del 25 agosto 1907. Il periodico riminese, molto attento alle “notizie della calura”, primo fra le testate locali, comunica ai propri lettori la nascita di una «nuovissima stazione balneare a circa 500 metri da Viserba a mare verso Bellaria». Gli aggettivi utilizzati per descrivere Viserbella si sprecano: «in posizione amena e splendida, con una spiaggia sicura e vellutata, è ricca di acqua potabile, leggera e fresca, ed ha strade, già tracciate, lungo le quali il rezzo degli alberi sarà refrigerio dolce, nelle passeggiate, ai bagnanti…». La pubblicità, anima del commercio già a quel tempo, esagerava sul “prodotto-Viserbella”, ma lo faceva a fin di bene, perché intendeva incrementare gli insediamenti urbani e favorire l’arrivo dei forestieri. Al di là delle belle parole, tuttavia, la «nuovissima stazione balneare» si componeva di tanto litorale allo stato brado, con zone addirittura paludose e malsane, di qualche casupola di povera gente e di due villini, nuovi di zecca, disponibili per accogliere i primi “temerari” villeggianti. I proprietari delle due costruzioni, veri e propri pionieri di Viserbella, rispondevano ai nomi di Giulio Cesare Gamberini e di Augusto Aviano. Le loro “fabbriche”, a detta del “Nautilo”, erano gioielli di architettura in grado di attirare facoltosi vacanzieri e quindi di dare addirittura un’impronta “aristocratica” al luogo. Per questo motivo il giornale, seguendo la consuetudine del tempo che concedeva ampio spazio a tutte le novità del lido, si dilungava nell’illustrare con dovizia di particolari i pregi delle due abitazioni. Il villino del ragioniere Gamberini, progettato dall’ingegnere Achille Gaiba di Imola, stando ai dettagli che ci fornisce “Il Nautilo”, ha ambienti «ben disposti, spaziosi e luminosi», arredati «con gusto squisito» ed è «signorilmente fornito di ogni agio e conforto moderno»: acqua corrente, water closet, giardino, stalla e garage .

Il villino Aviano, disegnato «con fine gusto d’artista» dallo stesso proprietario noto pittore friulano, risalta oltre che per la sobria architettura anche per l’elegante mobilio, stile floreale. Entrambe le abitazioni, costruite da Raffaele Mussoni, «abile capo mastro» riminese, hanno terrazze che consentono di spaziare con lo sguardo «da un lato sulla immensa distesa azzurra del mare, dall’altro sul maestoso panorama appenninico, dal Latria al Tricuspidale San Marino».

La valorizzazione del patrimonio edilizio-balneare come si evince dalla meticolosa descrizione delle due ville, interessa particolarmente i cronisti del tempo: per loro tutto ciò che va ad arricchire il lido rappresenta una «conquista dell’uomo sulle sabbie squallide e infeconde».

C’è da aggiungere, comunque, che il Villino Gamberini, considerato senza ombra di dubbio «uno dei più belli della nostra spiaggia», continuerà ad essere illustrato alla stregua di un monumento: un monumento alle future fortune turistiche di Viserbella. La coraggiosa iniziativa di Gamberini e Aviano induce altri facoltosi personaggi a seguirne l’esempio. Al termine dell’estate 1907 nella «deliziosa stazione balneare» di Viserbella, si aprono i cantieri edili delle ville Galliani e Strinasacchi e in breve il quartiere di Viserbella si popolerà di una decina di costruzioni lungo la prima linea e di altrettante nelle immediate vicinanze. Ad incrementare le “fabbriche”, oltre alla convenienza del prezzo degli arenili, c’è l’abbondanza d’acqua, preziosa risorsa naturale del sottosuolo. Nel 1909 la spiaggia di Viserbella entra nelle pagine della Guida StoricoArtistica di Rimini di Luigi e Carlo Tonini. «Viserbella – si legge nell’opuscolo – è una stazione sorta con la bellezza giovanile di villini che diversi signori vi hanno costruito». Poche parole ma eloquenti per attestare l’urbanizzazione che coinvolge l’area. Nel 1910 la ricettività turistica di questo quartiere, tra villini signorili e case decorose, è ulteriormente aumentata e la colonia bagnante si attesta sulle cento presenze stagionali.  Non c’è ancora un albergo ma è attiva una trattoria, gongola “Il Momento”, «condotta dal buon Gigi dove a prezzo onestissimo si fanno ottimi pranzi»

Il nome di Viserbella fu dato da Giulio Cesare Gamberini, autentico pioniere di questo spicchio di litorale.. Un termine garbato, che nei suoi intendimenti racchiudeva «una promessa ed un auspicio». La promessa era che il nuovo quartiere manifestasse rispetto nei confronti della vicina borgata, di cui si sentiva doverosamente dipendente, come un figlio nei confronti della madre; l’auspicio, invece, era che Viserbella diventasse più bella di Viserba. Il nome, molto accattivante, fu subito accolto con simpatia da tutti, residenti e forestieri. Gamberini, del resto, persona colta, amabile e ben voluta, per anni lo avrebbe divulgato sulle pagine di tutti i periodici locali, essendo egli corrispondente di varie testate giornalistiche. E il nome di questa località balneare così promosso e valorizzato, ben presto entrava nell’uso pubblico, tanto da essere accettato nelle mappe catastali e nelle pratiche burocratiche dell’amministrazione comunale