Come l’architettura classica ci insegna, ogni città o cittadina ha bisogno di una piazza (un’agorà o un foro, per dirla coi nostri Padri), per sentirsi davvero comunità, centro e scambio di cultura, di idee e di esperienze. Così anche a Viserbella, agli albori della sua identità come nuova e amena località balneare, verso il 1920, nasce il primo comitato turistico, “Il Comitato pro Viserbella” che si impegna, fin da subito, affinché la nostra cittadina sia degnamente inserita nelle nuove località balneari e turistiche. Sullo slancio di questo entusiasmo, si inserisce anche la nascita della nostra Piazza Di Calboli. Essa viene realizzata grazie alla generosità di due concittadini viserbellesi, Mario Joli e Domenico Della Rocca, che donano al Comune due lotti confinanti che avrebbero costituito la nuova piazza del paese, il nuovo centro urbano. In qualche vecchia foto, su quei lotti, c’erano addirittura le pecore che pascolavano. L’inaugurazione della piazza, sebbene ancora polverosa e disadorna, è una grande festa per tutto il paese, con fuochi d’artificio, la cuccagna, gastronomia e tante persone a festeggiare l’evento. La piazza diventa quindi, a tutti gli effetti, il nuovo centro della vita del paese: si svolgono le prime feste, sia popolari che religiose, le processioni, un piccolo mercato settimanale, in estate è presente il banco della frutta e della verdura della Tina, all’angolo verso le Poste e il cinema all’aperto, circondato da imponenti platani, nell’attuale parcheggio dell’Hotel Astoria. La piazza viene successivamente asfaltata, circondata di pini marittimi e panchine di cemento. Per i ragazzi del luogo diventa spazio di libertà, di gioco e di ritrovo, un perfetto campo da calcio per interminabili partite che spesso finivano bruscamente con fughe strategiche dei ragazzi e vetri infranti alle finestre della case che si affacciavano sulla piazza. Per molto tempo, fino agli anni 2000 circa, la Piazza è stata utilizzata come parcheggio, soprattutto nella stagione estiva. Poi è stata ristrutturata e trasformata in giardino, come la vediamo oggi, in stile ottocentesco, con vasca centrale e boschetto che fa da cornice. Sotto ai tigli ci si può fermare per una pausa tranquilla, lontani dal traffico del lungomare. Anche gli edifici che si affacciano sulla piazza sono cambiati col passare degli anni. Un tempo, dove oggi vediamo la piadineria della Tre Sorelle e il negozio di frutta Lu & Lu, c’era la salumeria, drogheria e macelleria di Ado Zavatta, con annessa l’osteria, luogo di incontro, dalla tipica atmosfera romagnola. Al posto del Cigno, un tempo hotel ed ora residence, sorgeva una bella villetta liberty, abbattuta negli anni del boom economico, per far posto ad alberghi e turisti. Fin dai primi del Novecento, invece, era già in attività l’albergo Nuova Italia, di Mario e Dina Joli, oggi Piccolo Hotel Astoria e passato alla gestione della famiglia Guiducci negli anni Cinquanta. Nel 1948 Leo Della Rocca, insieme alla moglie Antonia, la Tonina, apre lo storico Emporio e Merceria Della Rocca, poi gestito dalla figlia Graziella. Per più di sessant’anni è stato punto di riferimento per gli acquisti di vario genere, per turisti e residenti che si fermavano anche per quattro chiacchiere in amicizia, come usava un tempo nelle botteghe di paese. E non era un caso sentire aleggiare in piazza le note del violino di Leo che si esercitava in casa, sopra la merceria , con l’amato strumento. Di fianco al negozio, odierno Studio Commerciale, si trovava, al n. 10, il villino dei conti Sturani, oggi trasformato in condominio. Una timida targhetta in marmo, sul cancello dell’attuale palazzina, ce lo ricorda ancora. La contessa Margherita Sturani, maestra, insieme al marito Rag. Angelo Morolli, fu da sempre punto di riferimento per eventi culturali e di beneficenza della nostra comunità. Lì, adiacente al villino, sempre nella loro proprietà, sorgeva anche la Scuola Elementare, che fu attiva fino agli anni ’70, nonché un piccolo teatrino per le recite di paese e un centro di lettura, divenuto poi sede della storica e gloriosa Polisportiva di Viserbella.
Se chiudete gli occhi e vi sedete sulle panchine, all’ombra dei tigli, forse potete ancora vedere, sulle ali di questi ricordi, la nostra piazzetta e l’atmosfera che si respirava.
